Andrea Minini - automotive blogger

Automobili BlogSpot



Appunti personali sul mercato automotive.

Friday, December 01, 2006

Auto China Show

Le automobili “made in China” iniziano a far paura all'industria automobilistica mondiale. Sono oggi in molti a considerare l'ingresso cinese nel mercato automotive come una vera e propria rivoluzione. In questi giorni è in corso l'Auto China Show, una sorta di Motorshow cinese, in cui sono esposte le novità e le tendenze del settore. I numeri sono impressionanti. In pochissimi anni la Cina ha conquistato il terzo posto tra i costruttori mondiali di automobili e dal 2005 le esportazioni di auto cinesi hanno iniziato a superare le importazioni. L'industria automotive cinese appare molto simile a quella storica di inizio novecento, con centinaia di piccoli costruttori e un disegno governativo di lungo periodo per favorire le fusioni e la nascita di pochi grandi brand. Oggi si possono già distinguere tra tutti i primi marchi come Geely, Chery, Saic e Great Wall. Rispetto ai pionieri del ‘900 le piccole industrie cinesi possono però beneficiare di una “mano esterna” e dall’esperienza delle grandi case automobilistiche. La rapida crescita dell’industria automotive cinese è stata infatti favorita anche dalle frequenti delocalizzazioni operate dalle grandi industrie europee, americane e giapponesi, interessate a ridurre i costi delle proprie catene produttive. Nel corso degli anni la delocalizzazione ha favorito il trasferimento di risorse e di know how ai piccoli produttori cinesi creando, col passare del tempo, dei competitors in fasce. Per il momento sembra comunque scongiurato il rischio dell’invasione delle auto made in China sul mercato europeo. Fino ad oggi i mercati di sbocco delle auto cinesi sono quelli tipicamente "low cost" del mondo in via di sviluppo, considerati poco interessanti dai costruttori automotive tradizionali, con standard di qualità inferiori a quelli europei. I risultati dei crash test non hanno infatti ancora fatto riscontrare risultati eccellenti. Altro ostacolo alla invasione “cinese” dei mercati europei e americani è l’attuale microframmentazione delle imprese cinesi e l’assenza di brand riconoscibili dai consumatori occidentali. A questo si aggiunge l’inesistenza, o quasi, di una rete distributiva di vendita e di assistenza. Questi ostacoli, però, prima o poi saranno superati. Il tempo in Cina sembra correre molto più velocemente che nel resto del mondo.

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